Parità di genere negli appalti pubblici: occhio all’accreditamento dell’ente certificatore

Attenzione alla certificazione parità di genere: se l’ente non è accreditato UNI/PdR 125:2022, rischi di perdere punteggio negli appalti pubblici.

Negli ultimi anni, la certificazione per la parità di genere è diventata uno strumento strategico per le imprese che partecipano agli appalti pubblici. Il suo possesso può garantire un punteggio premiale nelle gare, ma attenzione: non basta esibire un attestato qualunque. La sentenza n. 3916/2025 del TAR Campania, Sezione IV, ha chiarito in modo netto un aspetto spesso trascurato ma cruciale: l’ente che rilascia la certificazione UNI/PdR 125:2022 deve essere accreditato nello specifico settore di riferimento, non solo genericamente secondo gli standard internazionali.

Nel caso esaminato, il giudice ha ritenuto illegittima l’attribuzione di 1,5 punti alla società che aveva presentato una certificazione di parità di genere rilasciata da un organismo greco (firmatario dell’accordo EA-MLA), il quale, però, non risultava abilitato per l’ambito tecnico UNI/PdR 125:2022. In altre parole, l’ente certificatore non possedeva l’accreditamento “specifico” richiesto dal disciplinare di gara, sebbene fosse in possesso dell’accreditamento ISO/IEC 17021-1.

Cosa prevede la normativa sulla certificazione UNI/PdR 125:2022

La certificazione per la parità di genere è stata introdotta con l’art. 46-bis del D.Lgs. 198/2006 e ulteriormente regolamentata dal D.P.C.M. 29 aprile 2022. Secondo quanto previsto, la certificazione deve essere rilasciata da organismi accreditati secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17021-1, ma anche autorizzati per lo specifico ambito UNI/PdR 125:2022.

Il sistema si basa su due livelli distinti di accreditamento:

• Accreditamento generale (ISO/IEC 17021-1): riguarda la competenza generale a certificare i sistemi di gestione.
• Accreditamento specifico (UNI/PdR 125:2022): consente di operare esclusivamente nell’ambito della parità di genere.

Perché è importante verificare l'accreditamento

Il disciplinare di gara può prevedere in modo esplicito che la certificazione sia rilasciata da enti accreditati da ACCREDIA o da equivalenti esteri (NAB), ma sempre per il settore specifico. L’errore più comune è ritenere sufficiente un accreditamento generale: così facendo, si rischia l’esclusione o la perdita di punteggio, con conseguente rischio di contenzioso e sospensione della procedura.

Come affermato dal TAR Campania nella sentenza citata, “la mera appartenenza dell’organismo estero all’accordo EA-MLA non è sufficiente a garantire la validità della certificazione, se manca la competenza per l’ambito UNI/PdR 125:2022”.

Errori da evitare

• Presentare certificazioni rilasciate da organismi non specificamente accreditati per UNI/PdR 125:2022.
• Confondere l’accreditamento generale con quello settoriale.
• Trascurare le clausole del disciplinare di gara relative agli enti riconosciuti.

Cosa fare per evitare ricorsi

• Verifica che l’ente certificatore sia accreditato da ACCREDIA (o NAB estero firmatario EA-MLA) per la UNI/PdR 125:2022.
• Chiedi sempre la documentazione che comprova l’ambito di accreditamento.
• In caso di dubbio, consulta tempestivamente un legale o un consulente in materia di appalti pubblici.

Takeaway - Punti Chiave

• Non tutte le certificazioni di parità di genere sono valide ai fini del punteggio nelle gare d’appalto.
• Serve un accreditamento specifico, non solo generale.
• La sentenza del TAR Campania n. 3916/2025 chiarisce che la validità formale non basta se manca la competenza tecnica.

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