Escluso da una gara d’appalto? Guida al ricorso e alla tutela dei tuoi diritti
Sei stato escluso da una gara d'appalto o hai perso una gara che ritieni di aver meritato? In queste situazioni è fondamentale agire in fretta: hai solo 30 giorni di tempo per presentare un ricorso e tutelare i tuoi diritti. Trascorso questo termine, le decisioni della stazione appaltante (l’ente che bandisce la gara) diventano definitive e non potrai più contestarle davanti al giudice amministrativo. L’urgenza è quindi massima: ogni giorno conta per raccogliere informazioni e preparare la tua difesa.
In questa guida pratica ti spieghiamo quando e come fare ricorso in caso di esclusione da una gara o di aggiudicazione ritenuta illegittima. Seguiremo un approccio passo-passo, illustrando le circostanze in cui è possibile impugnare il risultato di una gara, come richiedere l’accesso agli atti per ottenere i documenti chiave, come funziona il ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) con i suoi tempi, costi e fasi, e quali alternative esistono al ricorso giudiziale (come il precontenzioso ANAC o l’istanza di riesame in autotutela). Il linguaggio è chiaro ma autorevole, pensato per imprenditori, PMI e professionisti che non hanno familiarità con il diritto degli appalti, così potrai capire facilmente come difendere la tua impresa nelle gare pubbliche.
Quando è possibile fare ricorso in una gara d’appalto
Non ogni sconfitta in una gara può sfociare in un ricorso: per impugnare l’esito di una gara d’appalto è necessario che vi siano motivi di illegittimità reali e concreti. In altre parole, devi poter contestare che la tua esclusione o l’aggiudicazione altrui sia avvenuta in violazione delle regole di gara o della legge. Ecco alcune circostanze tipiche in cui è legittimo fare ricorso:
- Esclusione illegittima per vizi formali: se sei stato escluso per un errore formale non essenziale o per una presunta irregolarità minima. Ad esempio, un documento mancante o una firma dimenticata potrebbero non giustificare l’esclusione se non erano richieste fondamentali del bando. In questi casi puoi impugnare il provvedimento di esclusione mostrando che il motivo addotto non era sufficiente a eliminare la tua offerta.
- Requisiti dell’aggiudicatario non conformi: se ritieni che l’impresa aggiudicataria (quella che ha vinto la gara) in realtà non possedesse i requisiti previsti dal bando. Ad esempio, magari il vincitore non aveva le certificazioni, il fatturato, le esperienze o le attestazioni richieste per partecipare, oppure ha presentato un’offerta tecnica non conforme alle specifiche. In tal caso puoi impugnare l’aggiudicazione della gara, sostenendo che il contratto è stato assegnato a chi non ne aveva diritto.
- Errori nella valutazione delle offerte: se ci sono stati errori evidenti nel calcolo dei punteggi o nella valutazione tecnica/economica delle offerte. Potrebbe trattarsi di un punteggio assegnato erroneamente (troppo basso a te o troppo alto a un concorrente), di criteri di valutazione applicati in modo scorretto o di disparità di trattamento tra i concorrenti. Questi sono motivi validi per contestare l’esito, perché indicano che la graduatoria finale potrebbe essere falsata da un errore.
- Violazione del bando o della legge di gara: se la stazione appaltante non ha rispettato le regole fissate nel bando/disciplinare o le norme di legge sugli appalti. Ad esempio, cambi di criterio in corso d’opera, commissione di gara non imparziale, mancato rispetto dei termini, apertura delle buste non in seduta pubblica (quando previsto), oppure violazione dei principi di trasparenza e parità di trattamento tra i partecipanti. Qualsiasi scostamento dalle procedure corrette che abbia penalizzato la tua impresa può rappresentare un motivo di ricorso.
- Offerte anomale non escluse: i bandi pubblici prevedono spesso l’esclusione delle offerte anomale (cioè offerte con ribassi eccessivi). Se il concorrente vincitore presentava un’offerta sospetta di anomalia che non è stata approfondita o esclusa come dovuto, puoi contestare che l’aggiudicazione è illegittima. Analogamente, se un’offerta andava esclusa per altri motivi (es. mancata sottoscrizione di un documento, irregolarità gravi nell’offerta) e invece è stata ammessa fino alla vittoria, c’è spazio per ricorso.
In sintesi, puoi valutare il ricorso ogni volta che c’è una violazione delle regole o un errore procedurale sostanziale che abbia influenzato il risultato della gara a tuo sfavore. È importante essere oggettivi: il ricorso tutela il tuo diritto a una gara equa, ma deve poggiare su elementi concreti (non basta la delusione per non aver vinto). Un buon avvocato di fiducia potrà aiutarti a individuare i motivi validi tra quelli sopra elencati e altri possibili, e a capire se nel tuo caso ci sono le basi solide per impugnare l’esclusione o l’aggiudicazione.
Accesso agli atti: il primo passo dopo l’esclusione
Dopo aver appreso di essere stato escluso dalla gara (o dopo aver ricevuto la comunicazione ufficiale dell’aggiudicazione altrui), il primo passo consigliato è attivare la procedura di accesso agli atti di gara. L’accesso agli atti è il diritto di visionare e ottenere copia dei documenti della procedura: grazie a esso potrai capire nei dettagli perché sei stato escluso o in base a cosa un altro concorrente ha vinto. In pratica, presentando un’istanza di accesso formale alla stazione appaltante, potrai ottenere documenti fondamentali come: i verbali di gara e di commissione, le offerte presentate dall’impresa vincitrice (e talvolta quelle degli altri concorrenti, almeno nelle parti non riservate), la graduatoria con i punteggi attribuiti a ciascuno, la relazione tecnica della commissione, e ogni altro atto relativo all’aggiudicazione.
Perché l’accesso agli atti è così importante? Perché spesso la lettera di esclusione o la comunicazione di esito gara contiene solo una motivazione sommaria. Ad esempio, potresti aver ricevuto una PEC che dice: “La Sua offerta è stata esclusa per mancato rispetto dell’art. X del disciplinare” oppure “Non aggiudicatario: punteggio totale 85, aggiudicatario 90”. Queste informazioni da sole non bastano a capire se c’è stato un errore o un’ingiustizia. Ottenendo gli atti completi, potrai verificare con esattezza cosa è successo: su quali basi sei stato escluso (ad esempio quale documento avrebbero ritenuto mancante o irregolare) oppure come ha fatto l’altro a vincere (ad esempio leggere la sua offerta tecnica ed economica, i punteggi dettagliati, eventuali giustificazioni di offerte anomale, ecc.). Solo avendo piena conoscenza degli atti di gara potrai individuare eventuali vizi da far valere nel ricorso.
Dal punto di vista pratico, l’istanza di accesso agli atti va presentata il prima possibile, preferibilmente subito dopo l’esclusione o non appena sai di non aver vinto. La legge sul procedimento amministrativo (L. 241/1990) e il Codice degli Appalti prevedono iter rapidi per l’accesso nelle gare pubbliche: la stazione appaltante di solito deve rispondere entro 30 giorni, ma nelle gare il tempo è un fattore critico, quindi spesso l’accesso viene evaso in tempi brevi (anche 10-15 giorni). Attenzione: richiedere l’accesso agli atti non sospende il termine di 30 giorni per il ricorso al TAR. Ciò significa che non puoi aspettare indefinitamente i documenti prima di decidere se fare ricorso. Se i documenti tardano, conviene consultare un legale e valutare di preparare comunque il ricorso in extremis per rispettare la scadenza, eventualmente integrandolo successivamente con i nuovi elementi una volta ottenuti gli atti (con i cosiddetti “motivi aggiunti”). In ogni caso, l’accesso agli atti è un passaggio fondamentale: ti dà le armi per affrontare consapevolmente la fase di ricorso, evitando di andare alla cieca.
Il ricorso al TAR: tempi, costi e fasi del procedimento
Quando dall’analisi dei documenti emergono irregolarità o illegittimità sostanziali, lo strumento principale per tutelare i tuoi diritti è il ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale). Si tratta del ricorso giurisdizionale in sede amministrativa: in altre parole, porti il tuo caso davanti a un giudice amministrativo chiedendo l’annullamento dell’atto di esclusione o di aggiudicazione che ti ha danneggiato. Questo è comunemente il percorso da seguire per chi vuole impugnare una gara d’appalto in modo formale. Di seguito esaminiamo i vari aspetti di un ricorso al TAR per gli appalti pubblici – tempi, modalità, documenti e costi – così saprai esattamente cosa aspettarti.
- Tempi per ricorrere (30 giorni): i termini in materia di appalti pubblici sono molto stringenti. In base al Codice del Processo Amministrativo, il ricorso contro gli atti di gara (esclusioni, aggiudicazioni, annullamenti di aggiudicazione, ecc.) va proposto entro 30 giorni. In pratica, il ricorso gara d'appalto deve essere notificato alle controparti entro 30 giorni dalla data in cui hai ricevuto la comunicazione ufficiale dell’esclusione o dell’aggiudicazione. Questo termine di 30 giorni decorre generalmente dalla comunicazione via PEC della stazione appaltante che ti informa dell’esito della gara. Sembra poco tempo – ed effettivamente lo è – perché il legislatore vuole che le controversie sui contratti pubblici si risolvano in fretta, dato che c’è di mezzo l’esecuzione di lavori, forniture o servizi per la collettività. Se non rispetti questo termine, il ricorso diventa irricevibile (cioè non verrà neppure esaminato dal TAR). Raramente esistono eccezioni o proroghe: ad esempio, se alcune informazioni essenziali emergono solo dopo tramite l’accesso agli atti, potrebbe essere possibile presentare motivi aggiuntivi oltre i 30 giorni, ma non fare affidamento su proroghe. La regola aurea è: segnati subito la scadenza di 30 giorni sul calendario e contatta un avvocato ben prima che scada. Meglio muoversi immediatamente, così da avere il tempo di preparare un ricorso solido. (Nota: i 30 giorni si calcolano contando tutti i giorni, inclusi sabato e domenica; solo il periodo dal 1 al 31 agosto è solitamente sospeso nei tribunali, ma conviene non arrivare a ridosso di agosto per sicurezza.)
- Come si presenta il ricorso: il ricorso al TAR richiede l’assistenza di un avvocato specializzato in diritto amministrativo (non è possibile presentarlo da soli). Dovrai dunque conferire mandato a un legale di fiducia, preferibilmente esperto di appalti pubblici, il quale redigerà materialmente l’atto di ricorso. Il procedimento si articola in due passaggi chiave: notifica e deposito. Prima si notifica il ricorso alla stazione appaltante che ha emesso l’atto contestato e almeno ad un soggetto controinteressato, ossia il soggetto che ha interesse a mantenere l’atto (ad esempio, l’impresa aggiudicataria che rischia di perdere l’appalto se il tuo ricorso viene accolto). La notifica avviene in genere via PEC, entro il termine dei 30 giorni. Subito dopo (entro i successivi 15 giorni dalla notifica) il tuo legale effettuerà il deposito del ricorso presso la segreteria del TAR competente, corredato di tutti i documenti e le prove. Nel ricorso verranno esposti i motivi di ricorso, ovvero i profili di illegittimità riscontrati (ad esempio: “violazione dell’art. X del bando, eccesso di potere per erronea valutazione”, e così via in linguaggio giuridico), e verrà formulata la richiesta al TAR di annullare l’atto impugnato. Spesso, parallelamente, si chiede anche una misura cautelare, cioè una sospensiva: dato che l’iter del giudizio può durare qualche mese, con la sospensiva si chiede al TAR di sospendere provvisoriamente gli effetti dell’aggiudicazione impugnata (impedendo ad esempio alla stazione appaltante di stipulare il contratto con l’aggiudicatario) fino alla sentenza definitiva. La fase cautelare avviene in tempi brevi (poche settimane dalla presentazione del ricorso) e in caso di esclusione da una gara spesso è cruciale per mantenere aperta la possibilità di rientrare in gioco. In sintesi: presentare un ricorso al TAR significa avviare un vero e proprio processo in sede amministrativa, con atti formali e udienze, per far valere le tue ragioni. Il tuo avvocato si occuperà di tutti gli aspetti tecnici, ma è importante che tu sia pronto a fornirgli collaborazione attiva e documenti (vedi punto successivo).
- Documenti necessari: per preparare un ricorso efficace il legale avrà bisogno di una serie di documenti fondamentali. Innanzitutto, tutti i documenti di gara: il bando e il disciplinare di gara, eventuali capitolati tecnici, chiarimenti, e la tua offerta completa (sia tecnica che economica) con tutti gli allegati che hai presentato. Serviranno poi gli atti della procedura: la comunicazione di esclusione che hai ricevuto o la lettera di aggiudicazione inviata all’aggiudicatario (se impugni l’aggiudicazione), i verbali delle sedute di gara, la graduatoria finale, i punteggi dettag liati. Molti di questi li otterrai tramite l’accesso agli atti (come spiegato prima): ad esempio, copia dell’offerta del vincitore o delle parti salienti di essa, le relazioni della commissione giudicatrice, eventuali determinazioni di esclusione di altre imprese, ecc. Tutto ciò che può documentare concretamente l’errore o l’ingiustizia subita va raccolto. Inoltre, bisognerà allegare le prove della notifica del ricorso alle controparti (le ricevute PEC di avvenuta consegna, ad esempio) al momento del deposito in TAR. Infine, non dimentichiamo i documenti societari: il tuo legale potrebbe chiederti visura camerale, procura speciale (da firmare per autorizzarlo a rappresentarti in giudizio) e altri documenti relativi alla tua impresa e alla gara. Preparare tutto questo dossier richiede attenzione e tempo, quindi un motivo in più per non ridursi all’ultimo giorno. La completezza e l’ordine dei documenti possono fare la differenza per sostenere efficacemente il ricorso.
- Costi e rischi: affrontare un ricorso al TAR comporta sia costi economici che valutazioni di rischio. Dal lato costi, occorre considerare: il compenso dell’avvocato (che verrà concordato con il professionista e può variare in base alla complessità del caso e al valore dell’appalto) e il contributo unificato, ovvero la tassa di iscrizione a ruolo che va versata allo Stato quando si deposita il ricorso. Il contributo unificato per i ricorsi in materia di appalti è più alto rispetto ad altre cause amministrative: può aggirarsi su qualche migliaio di euro (ad esempio intorno ai 2.000 € o più, a seconda del valore della commessa oggetto di gara). Questo importo è fisso per attivare la causa, indipendentemente dall’esito. Se il ricorso viene accolto, in genere il TAR addebita le spese di giudizio alla parte soccombente (quindi potresti recuperare, in tutto o in parte, le spese legali sostenute). Tuttavia, se il ricorso viene respinto, il rischio è di dover pagare tu le spese legali della controparte vittoriosa (oltre al tuo contributo unificato ormai versato). È un elemento da tenere in conto: conviene muoversi solo quando ci sono buone ragioni di ricorso. Un altro rischio da ponderare è il profilo temporale: anche se il TAR ha procedure accelerate per gli appalti, c’è sempre la possibilità che l’appalto vada avanti nel frattempo. Se, ad esempio, il contratto con l’aggiudicatario viene firmato prima della tua sospensiva o sentenza, potresti ritrovarti a combattere per un risarcimento danni anziché per l’aggiudicazione del contratto (perché magari i lavori o servizi sono già stati eseguiti nel frattempo). Fortunatamente, con un ricorso tempestivo e chiedendo subito misure cautelari, questo scenario si può spesso evitare, bloccando l’esecuzione dell’appalto in pendenza di giudizio. In definitiva, fare un ricorso appalto TAR richiede un investimento sia in denaro che in impegno, ma se la posta in gioco (valore dell’appalto, importanza strategica della commessa, principio di legalità) è alta, ne può valere la pena. Discuti approfonditamente di costi e rischi con il tuo legale prima di procedere, così da avere un quadro chiaro e prendere una decisione informata.
Alternative al ricorso: soluzioni in via di pre-contenzioso
Avviare un ricorso al TAR non è l’unica via per tutelare i tuoi interessi dopo un’esclusione o un’aggiudicazione dubbia. In alcuni casi, è possibile tentare soluzioni alternative di pre-contenzioso, ovvero strumenti che mirano a risolvere il conflitto prima di arrivare davanti a un giudice. Queste alternative possono essere meno onerose e più rapide, anche se spesso non offrono garanzie risolutive pari a una sentenza. Vediamone alcune:
- Precontenzioso ANAC: il pre-contenzioso presso l’ANAC consiste nel chiedere un parere formale all’Autorità Nazionale Anticorruzione riguardo alla controversia insorta nella gara. In pratica, l’ANAC – che è l’ente che vigila sulla correttezza delle procedure di appalto – può essere investita della questione su istanza di una delle parti (impresa esclusa o stazione appaltante). Le parti coinvolte espongono le proprie ragioni all’ANAC, la quale emette un parere motivato sulla legittimità o meno dell’operato della stazione appaltante. Ad esempio, potrebbe stabilire se l’esclusione contestata è risultata effettivamente priva di fondamento, oppure se l’aggiudicazione è avvenuta violando le regole di gara. Questo parere non è vincolante come una sentenza del TAR, ma ha un autorevole peso morale e istituzionale. Spesso le stazioni appaltanti, davanti a un parere ANAC sfavorevole, scelgono di adeguarsi (ad esempio riammettendo l’azienda esclusa o annullando in autotutela l’aggiudicazione) per evitare ulteriori grane e dimostrare buona fede. Il vantaggio del precontenzioso ANAC è che sulla carta può risolvere la questione in tempi brevi e senza dover affrontare un processo, e ha costi contenuti (di norma non ci sono costi vivi elevati come il contributo unificato, anche se è opportuno farsi assistere da un legale nella presentazione dell’istanza). Di contro, bisogna fare attenzione a due aspetti: (1) l’ANAC potrebbe anche dare torto all’operatore economico ricorrente, legittimando l’operato della stazione appaltante; (2) soprattutto, la richiesta di parere non sospende il termine di 30 giorni per il ricorso al TAR né blocca le attività di gara. Ciò significa che, se scegli questa via, dovrai comunque valutare se presentare ugualmente il ricorso al TAR (o almeno prepararti a farlo) per non far scadere i termini, nel caso in cui la soluzione ANAC non porti al risultato sperato. In definitiva il precontenzioso ANAC è un’opzione da considerare come percorso parallelo o preliminare al ricorso: può aiutare a risolvere alcune controversie in modo più semplice, ma va usato con cognizione di causa e spesso con il supporto di un avvocato che conosce bene i procedimenti ANAC.
- Istanza di riesame (in autotutela): un’altra strada è quella di rivolgersi direttamente alla stazione appaltante con un’istanza di riesame della decisione presa. Si tratta di una lettera (meglio se redatta da un legale in termini giuridici appropriati) in cui chiedi all’amministrazione di rivalutare la propria decisione di esclusione o di aggiudicazione, nell’esercizio del potere di autotutela che ogni PA possiede. In sostanza, fai presente all’ente appaltante che a tuo avviso c’è stato un errore o un’ingiustizia (dettagliando i motivi: es. “siete incorsi in un errore di fatto nel valutare la mia offerta”, oppure “l’offerta dell’aggiudicatario non rispettava il requisito X, vi invito a verificare”), e solleciti una correzione della determina di esclusione o della graduatoria. L’ente, infatti, ha la facoltà di annullare d’ufficio i propri atti illegittimi o errati, per correggere autonomamente la situazione (autotutela amministrativa). Una ben strutturata istanza di riesame può talvolta convincere la stazione appaltante ad approfondire e magari a correggere l’errore senza bisogno di andare in giudizio. Ad esempio, se sei stato escluso per un malinteso (magari un documento che in realtà avevi consegnato ma non è stato visto dalla commissione), segnalare subito la cosa può portare la commissione a riammetterti prima di procedere oltre. Oppure, se evidenzi un palese errore aritmetico nei punteggi, la commissione potrebbe rettificarlo. È chiaro che non sempre le amministrazioni ammettono facilmente i propri errori, soprattutto se l’aggiudicazione è già stata comunicata: entra in gioco anche la tutela dell’affidamento del concorrente dichiarato vincitore. Tuttavia, nulla vieta di provare questa via informale e collaborativa. Anche perché mostrare alla stazione appaltante che hai individuato il vizio e sei pronto a farlo valere può indurla a preferire di risolvere in casa il problema, piuttosto che affrontare un contenzioso dal finale incerto. L’istanza di riesame va inviata in tempi rapidi (subito dopo l’esclusione, idealmente) e non sospende anch’essa i termini per il ricorso: è quindi un tentativo che si fa in parallelo alla preparazione dell’eventuale ricorso al TAR, qualora l’ente rimanga fermo sulla sua posizione.
- Accordi bonari: al di fuori delle procedure formali, esiste poi la possibilità di trovare soluzioni bonarie tra le parti coinvolte. Nel contesto delle gare pubbliche questa strada è più complessa rispetto al settore privato, ma in qualche caso può emergere. Un “accordo bonario” in questo ambito potrebbe significare, ad esempio, che la stazione appaltante, resasi conto di una possibile illegittimità, concordi con l’impresa esclusa (e magari con l’aggiudicatario) una soluzione che eviti il ricorso: potrebbe essere la revoca dell’aggiudicazione con indizione di una nuova gara o nuova valutazione delle offerte, oppure un qualche tipo di transazione. Talvolta, quando un ricorso appare fondato, la stessa impresa aggiudicataria potrebbe valutare di fare un passo indietro (rinunciando all’appalto) in cambio magari della sicurezza che non verranno avanzate pretese risarcitorie o altre condizioni concordate. Diciamo subito che sono ipotesi non frequenti: le amministrazioni pubbliche non possono “scambiare” liberamente concessioni o benefici come in una trattativa privata, perché devono rispettare i principi di legge e tutela dell’interesse pubblico. Qualsiasi accordo deve comunque avvenire alla luce del sole e nel rispetto delle norme (ad esempio, l’annullamento d’ufficio di un’aggiudicazione viziata, eventualmente accompagnato da un accordo transattivo in cui l’impresa rinuncia al ricorso in cambio del riconoscimento di alcune spese o di un indennizzo). Il senso di questa opzione è che, con l’assistenza degli avvocati, si dialoga con controparte e amministrazione per vedere se esiste una soluzione che vada bene a tutti, evitando la causa. Il vantaggio è chiaramente quello di risparmiare tempo e denaro di un giudizio; il rischio è che, se le trattative falliscono, potresti ritrovarti a ridosso della scadenza dei 30 giorni senza aver depositato il ricorso. Perciò, anche gli accordi bonari vanno valutati con prudenza e sempre preparando un “piano B” (il ricorso) nel caso l’intesa non si concretizzi.
Conclusione
Essere esclusi da una gara d’appalto o vedersi soffiare un contratto importante per un’irregolarità può essere un duro colpo per un’impresa. La buona notizia è che, come abbiamo visto, gli strumenti per reagire esistono: dal ricorso al TAR alle vie di pre-contenzioso, hai modo di far valere le tue ragioni e difendere il tuo diritto a una gara equa. L’aspetto cruciale è la tempestività: attivarsi subito (idealmente entro pochi giorni dalla notizia di esclusione o sconfitta in gara) ti permette di avere tutte le opzioni aperte e maggiori chance di successo. Anche un singolo giorno può fare la differenza tra poter ancora impugnare una decisione e doverla subire passivamente.
Affrontare un ricorso gara d’appalto è però un percorso che va pianificato con cura. Ogni caso ha le sue particolarità: per questo è fondamentale farsi affiancare da professionisti esperti in appalti pubblici. Un avvocato specializzato saprà analizzare gli atti di gara, individuare i punti deboli dell’esclusione o dell’aggiudicazione impugnata, consigliarti sulla strategia migliore (ricorso immediato, precontenzioso ANAC, istanza di riesame, ecc.) e accompagnarti passo dopo passo, curando tutti gli aspetti tecnici e procedurali. Così potrai concentrarti sul tuo business mentre un esperto tutela i tuoi interessi legali.
Non lasciare che un’ingiustizia in una gara pubblica comprometta le opportunità di crescita della tua impresa. Se ritieni di aver subito un torto, passa all’azione: informati, consulta gli atti, e prendi in considerazione il ricorso. Spesso, il semplice fatto di dimostrare che conosci i tuoi diritti e sei pronto a farli valere induce le amministrazioni a prestare maggiore attenzione e, in alcuni casi, a correggere spontaneamente errori evidenti. In ogni caso, far valere le proprie ragioni è importante non solo per il singolo appalto, ma anche per affermare una cultura di legalità e trasparenza nel mercato degli appalti pubblici.
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Domande frequenti (FAQ)
Entro quanti giorni va presentato il ricorso al TAR dopo l’esclusione da una gara d’appalto?
Il termine è di 30 giorni dalla notifica ufficiale dell’atto che si vuole impugnare (esclusione o aggiudicazione). Questo significa che, entro 30 giorni da quando ricevi la comunicazione dell’esito di gara, il tuo ricorso deve essere notificato alle parti interessate. È un termine perentorio: scaduto quel periodo, non potrai più presentare ricorso al TAR per contestare quella gara. Per questo è fondamentale attivarsi immediatamente, coinvolgere un legale e preparare il ricorso in tempo utile. In alcuni casi particolari, se hai avuto accesso agli atti in ritardo e scoperto nuovi vizi, potresti aggiungere motivi al ricorso oltre i 30 giorni, ma il ricorso iniziale va comunque instaurato entro il termine di legge.
Che cos’è il precontenzioso ANAC e può sostituire il ricorso al TAR?
Il precontenzioso ANAC è una procedura alternativa in cui chiedi all’Autorità Nazionale Anticorruzione di esprimere un parere sulla controversia di gara (ad esempio sulla tua esclusione o sull’aggiudicazione che vuoi contestare). L’ANAC analizza il caso e fornisce un parere tecnico-legale in merito alla correttezza dell’operato della stazione appaltante. Questo parere può essere favorevole a te (dando indicazione che l’esclusione è ingiusta o l’aggiudicazione illegittima) o contrario. Tuttavia, il precontenzioso ANAC non sostituisce il ricorso al TAR: il parere infatti non è vincolante come una sentenza e, soprattutto, non sospende né proroga i termini per fare ricorso. Può capitare che, dopo un parere ANAC favorevole all’istante, la stazione appaltante corregga spontaneamente la propria decisione, risolvendo di fatto la questione senza bisogno del TAR. Ma se ciò non avviene, l’unico modo per ottenere un annullamento ufficiale dell’atto rimane il ricorso al TAR. Quindi il precontenzioso ANAC va visto come un strumento complementare: puoi attivarlo per provare a risolvere rapidamente il problema, ma devi comunque essere pronto a rivolgerti al giudice amministrativo se il parere ANAC non produce gli effetti sperati.